Arriva il nuovo “redditometro”: martedì 25 ottobre sarà presentato dall’Agenzia delle Entrate alle categorie e subito dopo partirà la sperimentazione. Un sistema con circa 100 voci significative di spesa, divise per macrocategorie applicate a undici tipi di famiglia.
Secondo quanto si apprende, il redditometro misurerà la corrispondenza tra reddito dichiarato e spese effettuate, puntando l’attenzione su alcune voci in particolare. In parole povere il meccanismo fatto di incroci e pesi dovrebbe essere in grado di misurare la fedeltà fiscale del contribuente.
Ci saranno le auto, le barche, gli immobili, l’iscrizione ai circoli, i viaggi, solo per fare alcuni esempi. Le macrocategorie dovrebbero andare invece dai mezzi di trasporto al tempo libero, alle spese per la casa, sempre per citarne alcune. Ciascuna delle voci che verrà utilizzata ai fini dell’accertamento sintetico dovrebbe avere un “peso” specifico. La stessa spesa poi potrebbe tenere conto del tipo di nucleo familiare: monoreddito, monoparentale, con uno, due, nessun figlio, etc. I dettagli definitivi saranno messi a punto dall’Agenzia delle Entrate entro la prossima settimana.
Nel primo periodo lo strumento di lotta all’evasione dovrebbe partire in via sperimentale. Solo dopo il “test” il redditometro dovrebbe entrare a regime. Il 25 sono stati convocati le associazioni delle imprese, Confindustria, le organizzazioni riunite in Rete Imprese Italia, Anci, Assonime, i sindacati, gli ordini professionali di commercialisti, tributaristi, consulenti del lavoro. Verranno presentati gli esiti delle attività finora svolte e in particolare, «un prototipo del modello di valorizzazione degli elementi indicativi di capacità contributiva».
Il redditometro è «uno strumento essenziale per la lotta all’evasione», commenta il presidente del Consiglio nazionale dei Commercialisti, Claudio Siciliotti. «È uno strumento trasversale, democratico che tocca dipendenti, autonomi e anche disoccupati, quando tanto disoccupati non sono», ha sottolineato.
Siciliotti ha detto di augurarsi però che «non sia un quoziente familiare al contrario, ovvero che non ci sia un maggior peso, in termini di presunzione di reddito, a seconda della numerosità della famiglia e che non vengano fatte differenze né nel tipo di voluttuosità della spesa né sulla territorialità della stessa».
Articolo ripreso da gazzettadelsud.it