Come da tradizione la plenaria della seconda giornata del Salone del Risparmio è stata dedicata al mondo della distribuzione. E in particolare al mondo dei promotori finanziari.
Al centro del dibattito della conferenza, organizzata da Anasf e che ha visto gli interventi di Luca Frumento (avvocato e consulente Anasf), Marco Tofanelli (Assoreti), Lorenzo Alfieri (JP Morgan Am), Carlo Trabattoni (Schroders), Simona Merzagora (ING IM), Germana Martano (Anasf), Marco Barbaro (BNP Paribas IP), Cristiana Minguzzi (ABI), il delicato tema della retribuzione di banche, reti e consulenti finanziari.
Le tre associazioni presenti, ABI, Assoreti e Anasf, seppure in maniera differente, hanno evidenziato innanzitutto gli elementi critici del documento di consultazione emesso recentemente dalla Banca d’Italia relativo al recepimento della direttiva CRD 4. “Il rapporto 1:1 tra parte variabile e parte fissa della retribuzione previsto dal documento della Banca d’Italia non è applicabile al settore dei promotori finanziari” ha affermato Frumento, avvocato e consulente Anasf che ha sottolineato i limiti e le difficoltà a trattare un mondo caratterizzato da contratti da agenti al pari di un dipendente.
Sulla stessa linea anche il segretario generale di Assoreti Marco Tofanelli che ha invitato i regolatori a “non ingessare ulteriormente il settore”. Anche perché a livello europeo “l’ESMA ha chiaramente scritto che quello che conta nella distribuzione e nell’attività di consulenza non è la remunerazione ma la capacità di garantire l’interesse del cliente”.
Il timore di ingessare il sistema, seppure sotto un punto di vista differente, lo condivide anche l’ABI che, tramite Cristiana Minguzzi, ha sottolineato quanto sia importante evitare queste “grosse rigidità” ed evitare che si crei un mercato non uniforme dal punto di vista della competitività.
Dopo una rapida panoramica delle esperienze olandesi, inglesi, americane e francesi, presentate dalle SGR presenti in sala, ci ha pensato Maurizio Bufi, presidente Anasf, a mandare un messaggio chiaro alle autorità: “Non vogliamo la bancarizzazione della nostra professione. Non avviamo un processo di discriminazione tra promotori finanziari dipendenti e promotori finanziari agenti. Dobbiamo evitare il pregiudizio normativo che vuole negare ai pf il diritto a recepire un compenso commisurato al lavoro svolto”.
Articolo di D’Arco Francesco ripreso dal sito Advisoronline.it
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