Royal Bank of Scotland nel 2012 non sponsorizzerà la Climate Week, una delle più importanti iniziative per la sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico, che già nel 2010 ha attirato mezzo milione di persone con circa 3 mila eventi.
Si tratta, riporta il Guardian, di una vittoria da parte dei contestatori che avevano bollato tale scelta come l’ennesimo caso di “greenwashing”. Con tale termine si indica il tentativo da parte di un’azienda di attribuirsi virtù ambientaliste tramite azioni che però sono solo di facciata.
«Dal momento che RBS è una delle banche britanniche più pesantemente coinvolte nel finanziamento ai combustibili fossili, era chiaro che già nel 2011 la sua partecipazione alla Climate Week fosse un caso di greenwashing», ha dichiarato Liz Murray, del World Development Movement. RBS, infatti – i cui azionisti, è bene ricordare, sono di fatto i contribuenti britannici – fra il 2008 e il 2010 ha erogato finanziamenti pari addirittura a 13 miliardi di sterline a soggetti che non si distinguono certo per il basso impatto.
È il caso di 66 fra compagnie petrolifere e di gas, come BP, Shell, ConocoPhillips, Tullow Oil, Trafigura e Cairn Energy. La banca ha dato conferma della scelta di non rinnovare la partecipazione all’iniziativa, ma senza entrare nel merito delle motivazioni.
E lasciando intendere che il motivo principale fosse il risparmio di risorse, più che la volontà di evitare le proteste.
I portavoce hanno infatti sottolineato l’entità dei finanziamenti erogati anche per lo sviluppo delle fonti d’energia rinnovabili; e hanno ricordato la sponsorizzazione, che rimane attiva, per la Scottish Low Carbon Investment Conference.
Articolo ripreso da valori.it