on solo i capitani di bastimenti sanno che se l’indicazione del barometro punta a bassissime pressioni occorre prepararsi alle tempeste, ed in certi casi anche agli uragani.
Molti indicatori e molti commentatori prevedono per i prossimi mesi l’acuirsi dei problemi del mercato immobiliare di cui già abbiamo parlato su questo blog, e di problemi di rifinanziamento di debito in scadenza, pubblico e privato. Nel contempo i mercati finanziari non si sono ancora liberati del carico speculativo che viene su di loro addossato, tanto che nella recente riunione della banca dei regolamenti internazionali (BRI), a Basilea, gli stessi banchieri hanno lanciato un peana sul fatto che la finanza speculativa e derivata ha ancora occupato le stamperie delle banche, alla grande.
E come in un accumulo di bassa pressione, evidenziata da un barometro, moltissimi fattori minacciano tempesta. Nuvole si stanno accumulando all’orizzonte, e non sono solo le nuvole che abbiamo visto in passato, sono nuovi nembocumuli.
Una estate calda, caldissima, non solo climaticamente e, comunque, anticipatrice delle perturbazioni prossime venture e dei nembocumuli autunnali. E’ forse legittimo pensare anche alla natura umana, ed alla sua storia, con forse l’irresistibile tentazione governativa di manovrine (o manovrone) ferragostane.
Si fa peccato a pensar male, ma spesso ci si prende, recita una frase ormai divenuta di uso comune.
Il momento che stiamo ora vivendo appare come una sorta di calma in attesa di un qualche cosa che possa risolvere – magicamente? – le questioni oggi sul tappeto. Ma queste soluzioni possono derivare da cenette, oppure cenone tra rappresentanti europei che vengono pennellati come tutti dediti a risolvere tutte le inevase questioni che languono e ammuffiscono da anni?
Cene, cenoni ed incontri “al vertice” che fanno anche ammuffire, o far crescere i licheni ai piedi di questioni che pur dovrebbero avere gambe svelte, come la tobin tax, la regolamentazione dei mercati CDS, la regolamentazione dei mercati interbancari, la regolamentazione dei derivati finanziari, eccetera.
Facciamo due conti: la BCE elargisce 1 trilione di euro alle banche, che poi non hanno trasformato questo denaro ottenuto a bassissimo prezzo sul sistema economico finanziando imprese e famiglie, ma loro banche speculando sullo spread.
Per la crescita, cosiddetta crescita, si parla di impegni per cifre che sono una frazione di quella già elargita dalla BCE. Qualcosa non torna. Insomma vi è un manifesto intento di non incidere i tumori annidati nel sistema e di agire invece con cure palliative, su un organismo – quello economico europeo assai indebolito. La Germania nel frattempo sfrutta questa occasione per pagare una inezia (rispetto gli altri fratelli europei) il costo del suo debito.
I mercati, infine, non possono più ragionevolmente essere descritti come un sistema che sappia dare indicazioni coerenti alla gravità della questione, esprimendo solo una razionalità speculativa anche autolesionista.
E’ veramante curioso, o deprimente, che i politici citino i mercati come elemento di conferma e supporto ai loro ragionamenti. Quello politico e quello di mercato sono due universi di razionalità differenti.
Il campo depressionario estivo ed autunnale prossimo venturo verrà certamente alimentato dall’ingordigia – del tutto razionale – dei mercati finanziari speculativi. E non basteranno certamente a fronteggiare questa ingordigia i pannicelli caldi, solo l’incisione del tumore di un mercato dei credit default swap non regolamentato e non più lasciato in balia di cinque oligopolisti potrebbe essere risolutiva. ma questo non vien detto. E forse non viene neppure pensato.
Ovviamente, nessuno può oggi dire cosa effettivamente accadrà. Ma di sicuro, come il buon capitano alle indicazioni di barometro in picchiata mette in sicurezza la nave con chiusura boccaporti, messa delle cime di sicurezza, ammaina le vele e mette la tormentina (vela che da stabilità in caso di fortissimo vento, da cui il nome), allora il buon politico dovrebbe pensare alle tormentine per i CDS, per il mercato monetario, per gli oligopoli finanziari, per lo shadow banking, eccetera.
E dovrebbero, i politici ma anche gli economisti – ed i cittadini tutti – anche considerare più attentamente il “new deal” di Roosevelt, in chiave moderna di una crescita sostenibile e dunque non opere infrastrutturali, che con l’attuale efficienza delle macchine avrebbe inferiore moltiplicatore, ma soprattutto opere di efficienza energetica e sostenibilità ambientale e sociale.
Alla fine non si è dei geni nel comprendere che le attuali ricette “lacrime e sangue” sono assai più vicine di quanto non viene scritto dai giornali alle politiche di Hoover, quel presidente USA che aggravò assai la crisi del ‘29. Solo con il new deal di Roosvelt si posero le basi per l’uscita da quella crisi.
Alla fine, la vera catastrofe causata dalla crisi è la cancellazione di tanti posti di lavoro e soprattutto la prospettiva di non crearne. Da questo punto di vista la riforma del mercato del lavoro più che lasciare perplessi, lascia sgomenti.
A luglio dunque saremo tutti imbarcati in un bastimento nell’oceano economico e finanziario prossimo venturo, probabilmente affatto Pacifico.
Articolo ripreso dal sito abcrisparmio.it