Un recente articolo del Centro Studi Prometeia spiega in modo efficace uno dei punti critici del nodo finanziario delle imprese italiane: gli arretrati della PA avevano sottratto 100 o forse più miliardi di liquidità al circuito di incassi-pagamenti delle imprese con effetti importanti sulla posizione finanziaria delle imprese creditrici.
Un buco che ha innescato una trombosi nel sistema economico: chi non incassava dalla PA non pagava di certo con velocità i propri fornitori, qualcuno è probabilmente già fallito, polverizzando i propri debiti, che sono i crediti di altre imprese. 100 miliardi erano una cifra enorme anche se una parte era stata sicuramente anticipata dalle banche alle imprese che avevano presentato fatture della PA per avere liquidità.
Ora che lo Stato promessa dopo promessa si è deciso a diminuire il grave arretrato la liquidità sta gradualmente ritornando e Sara Emiliani ha colto molto bene il fenomeno nel suo articolo:
1) lo Stato mette i fondi a disposizione dellle PA, le PA pagano gli arretrati alle imprese
2) gli anticipi vengono chiusi (un motivo ‘buono’ per il calo del credito’) dalle banche
3) la liquidità entra nel circuito dei pagamenti delle imprese e dei lavoratori
4) i depositi delle imprese presso le banche aumentano
5) si abbassano i rischi sistemici di insolvenza
Da oltre un anno il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione per 32.5 miliardi di euro ha contribuito a dare respiro alle imprese; sui bilanci delle banche questo si è riflesso in aumento della liquidità depositata dalle imprese oltre ad aver contribuito a frenare la domanda di credito del settore produttivo. Le recenti disposizioni che prevedono la cessione di questi crediti, con garanzia dello Stato, agli intermediari finanziari avranno ulteriori impatti sull’operatività delle banche.
Per pagare i debiti arretrati della pubblica amministrazione maturati fino al 31 dicembre 2013, lo Stato ha reso disponibili risorse e strumenti finanziari per un importo complessivo di circa 56 miliardi di euro. Il debito commerciale complessivo sarebbe stato perlopiù accumulato da Regioni, Province, Comuni, enti sanitari nonché consorzi e società partecipate delle autonomie locali e solo in piccola parte dalle amministrazioni centrali (intorno al 5%-10%); secondo le valutazioni di Banca d’Italia, quello certo, scaduto ed esigibile ammonta a “poco più della metà” del debito complessivo – ovvero a circa 80/90 miliardi di euro nel 2012-2013.
Il debito definito “patologico” dal Governo, ovvero quella parte di debito commerciale rimasto insoluto ben oltre i termini di scadenza, è pari a circa 45 miliardi di euro a fine 2012.
Il piano di rimborso prevede la possibilità per le imprese di ottenere liquidità, oltre che attraverso il pagamento diretto anche cedendo il credito a intermediari finanziari con modalità pro-soluto con l’assistenza della garanzia dello Stato (DL. 66/2014). Per farlo, però, le imprese dovevano aver richiesto entro il 31 ottobre 2014 la certificazione del proprio credito. Tale scadenza ha determinato una vera e propria impennata delle registrazioni nell’ultima settimana di ottobre (+11 355 istanze di certificazione di crediti presentate da oltre 1 000 imprese, per un importo corrispondente a 1.4 miliardi di euro): complessivamente sono state registrate alla piattaforma di certificazione crediti riferiti a oltre 20 mila imprese per un controvalore di circa 9 miliardi di euro.
Dal monitoraggio periodico del Ministero dell’Economica e delle Finanze emerge che a fine ottobre le risorse messe a disposizione dallo Stato agli enti debitori ammontavano a circa 40.1 miliardi di euro (il 71% di quelli stanziati); di questi, 32.5 miliardi di euro erano stati versati ai creditori finali, le imprese (58% delle risorse totali, 81% delle risorse erogate agli enti).
Nel corso dell’ultimo anno il pagamento dei debiti commerciali ha contribuito a dare respiro alle imprese creditrici, così come in parte riscontrabile dalle statistiche bancarie. Nell’ultimo anno la liquidità delle imprese depositata presso le banche è fortemente aumentata, riflettendo gli afflussi provenienti dai pagamenti della PA oltre che la volontà delle imprese di mantenere una quota di utili in attività liquide, in uno scenario di difficile accesso al finanziamento esterno. Dal lato degli attivi bancari invece, lo stock di finanziamenti alle imprese continua a calare. Questo è un fenomeno ormai noto e legato sia a fattori di offerta che di domanda. Su questi ultimi potrebbe aver influito anche il flusso dei rimborsi: le imprese che hanno ricevuto i pagamenti della PA li hanno infatti in parte utilizzati per rimborsare i prestiti bancari. Tuttavia questo effetto potrebbe venire in parte compensato nei prossimi mesi dall’attivazione di nuove linee di credito bancario alle imprese a fronte di cessioni di crediti nei confronti della PA, così come incentivato nel decreto legge 66/2014.
Articolo ripreso da linkerblog_biz – autore F_Bolognini