L’Unione europea dovrebbe concentrarsi nella lotta alla crisi economica, in particolar modo sostenendo le aziende in difficolta’ e impegnandosi a creare posti di lavoro. Si tratta infatti dell’opinione prevalente sia in Italia, sia in Europa in risposta ad una domanda su cio’ che ci si aspetta dall’Unione europea. La lotta alla crisi economica dovrebbe essere la prima priorita’ per l’Ue secondo il 59% degli italiani, anche se la percentuale e’ in calo rispetto al 63% del maggio 2012.
E’ uno dei dati chiave che emergono dal Rapporto sull’Italia dell’Eurobarometro, presentato oggi a Roma dal Vicepresidente della Commissione europea, responsabile dell’Industria e dell’Imprenditoria, Antonio Tajani. Allo stesso modo, tra i cittadini dei 27 Paesi Ue, la priorita’ crisi e’ condivisa nel 49% dei casi a fronte del 51% registrato di recente. Si tratta di una tendenza prevalente nella maggior parte degli Stati membri, compresi quelli piu’ colpiti da recessione e disoccupazione. In Grecia, in Spagna e in Portogallo sono in calo coloro che considerano la lotta alla crisi come prima priorita’ dell’Ue.
La governance europea e la cooperazione tra stati figurano al secondo posto nella lista di aspettative che i cittadini italiani ed europei nutrono verso l’Unione europea, con il 28% dei consensi in entrambi i campioni. ”I dati confermano l’opinione consolidata degli italiani che le risposte alle sfide comuni come la crisi economica e’ da ricercare a livello europeo” ha dichiarato Tajani”, precisando che ”gli italiani chiedono all’Europa risposte concrete per crescita e occupazione, a cominciare da un maggiore sostegno all’industria e alle imprese”.
”L’Europa – ha poi aggiunto – deve mettere al centro della propria agenda politica l’economia reale, l’accesso al credito, la reindustrializzazione, dotandosi di strumenti piu’ forti”. Il sondaggio, compiuto su un campione rappresentativo di 1,032 italiani tra il 3 e il 18 novembre 2012, si concentra inoltre sulle opinioni degli italiani a proposito di un eventuale abbandono dell’euro da parte dell’Ue: solo l’1% , in tal caso, ha detto pero’ di credere che l’addio alla moneta unica debba essere una priorita’ dall’Unione europea, mentre il 31% la considera il risultato piu’ positivo raggiunto dall’Ue. Il dato e’ in crescita rispetto al 29% registrato a maggio. In termini assoluti, si tratta di 8 intervistati su un campione italiano complessivo di 1032. Anche nel campione dell’Eurozona, si legge nel dossier, il 32% riconosce all’euro di essere il principale risultato dell’Ue.
Quanto al senso di appartenenza all’Unione sentito dagli italiani, il quadro emerso dall’analisi dell’Eurobarometro ritrae una maggioranza, il 51%, convinta di sentirsi cittadino europeo ma che conosce ancora poco i diritti e le opportunita’ che ne derivano. Il 47% degli italiani, tuttavia, continua a non sentirsi un cittadino dell’Ue. Il dato e’ capovolto rispetto all’ultimo sondaggio del maggio scorso quando il 54% degli intervistati avevano dichiarato di non identificarsi con l’idea di cittadinanza europea, a fronte del 45% di favorevoli.
A sentirsi cittadini europei soprattutto gli adulti di eta’ tra i 40 e i 54 anni (in questa fascia anagrafica si registra una percentuale del 58%). Anche tra i giovani la maggioranza assoluta del campione condivide questo valore, con il picco del 54% nella fascia tra i 15 e i 24 anni, e il 51% tra i 25 e i 39 anni. Il sentimento e’ invece meno diffuso tra gli ultra-cinquantacinquenni (45%). Gli uomini condividono la cittadinanza Ue (54%) piu’ delle donne (49%). I manager (66%) e lavoratori autonomi (62%) piu’ dei pensionati (42%) e dei disoccupati (44%). Peraltro, stando alle stime il senso di appartenenza ad una comune cittadinanza europea cresce in parallelo con il livello di istruzione ed e’ piu’ forte al Nord (60%) che in altre aree dell’Italia.
Tra gli intervistati del campione Ue, coloro che si dichiarano invece cittadini europei sono in media il 63%, con i picchi dell’87% in Lussemburgo, del 78% in Finlandia, del 76% a Malta e del 74% in Germania e Polonia. Il 68% degli italiani ammette anche di ignorare i diritti derivanti dalla cittadinanza europea e soltanto il 31% dice di esserne a conoscenza, ma il 62% si dice comunque interessato ad avere maggiori informazioni su quali diritti offre la cittadinanza dell’Unione Sul fronte della libera circolazione tra le frontiere, il 46% dichiara che la liberta’ di muoversi da un paese all’altro dell’Unione europea attraverso i principi dettati dal Trattato Schengen, insieme alla possibilita’ di libera circolazione per beni e servizi, sono le principali conquiste dell’Unione europea. La percentuale e’ in aumento rispetto al 43% registrato a maggio.
Infine, il rapporto inserisce nei suoi temi il ruolo dei mass media in Italia e nell’Unione: le stime parlano di un 84% di italiani che dichiara di guardare la televisione con una cadenza giornaliera attraverso i consueti apparecchi tv, ed un altro che 4% segue i programmi televisivi quotidianamente su internet. Parallelamente, i giornali risultano invece sempre meno letti: quotidianamente soltanto il 24% degli italiani ne acquista uno, mentre il 33% ascolta ogni giorno programmi radiofonici. Il piccolo schermo resta quindi il principale organo di informazione per il 65% della popolazione, che ne fanno la prima fonte di notizie sulla vita politica nazionale. Il 53% dice di informarsi prevalentemente attraverso la tv sull’attualita’ politica europea.
Di fronte allo strapotere della televisione, internet rimane pero’ l’unico mezzo di comunicazione che guadagna utenti in Italia e insieme alla rete crescono anche i social media: oltre la meta’ degli italiani, il 51%, ritiene infatti che le reti sociali siano un modo innovativo per tenersi aggiornati sulla vita politica. Il 24% degli intervistati si mostra scettico, ed Internet si conferma pertanto il secondo mezzo di comunicazione piu’ utilizzato in Italia (dopo la tv) e segna una regolare crescita dal 37% di utenti quotidiani nel 2010 al 45% del 2012. Anche le reti sociali, come Facebook o Twitter, aumentano costantemente la loro popolarita’: un intervistato su quattro ha detto di collegarsi ad un social network circa una volta al giorno, mentre nel 2010 la percentuale era ferma al 15%.
Articolo ripreso da altalex.com