Un po’ di fantascienza nella storia delle banche popolari venete

Correva il 29 Aprile 2011 quando un fiducioso banchiere di provincia veneta rilasciava al Sole 24 Ore una intervista dal titolo virgolettato “Popolare di Vicenza sarà polo nazionale“.

All’interno dell’intervista queste dichiarazioni:

«Il nostro slogan è “sicurezza nella continuità“. Non è marketing, è la sintesi di 30 anni di attività. Le cito un dato: chi ha investito nel 1980 in azioni della Popolare Vicenza, in trenta anni ha ottenuto un rendimento medio annuo dell’8,7% tra rivalutazione del capitale e dividendi incassati. La nostra gente, a differenza di chi specula pensando a grandi guadagni immediati e magari poi si ritrova ad aver bruciato i risparmi di una vita, chiede certezza e solidità. E quando ha bisogno di disinvestire, vuole trovare i risparmi integri». Quindi anche per i prossimi anni, dividendo assicurato? «L’impegno del consiglio e dei manager va in questa direzione. Ma da imprenditore vinicolo, sono abituato alla concretezza. Prima di pensare agli utili e ai dividendi, pensiamo soprattutto a lavorare e a guadagnare».

Si torna a parlare di una riforma delle Banche Popolari venete. Che ne pensa? «Sono contrario a stravolgimenti delle cooperative. Vanno bene piccoli aggiustamenti sulle deleghe e sull’innalzamento al tetto di voto per particolari tipi di investitori. Ma le popolari vanno salvaguardate. Durante la crisi, proprio le banche popolari venete hanno sostenuto le economie del territorio. Noi abbiamo aumentato gli impieghi del 14%. Chi vuol minacciare l’assetto delle banche popolari venete, creando crepe normative che portano verso la trasformazione in società per azioni, rischia di danneggiare l’Italia e il suo sistema economico».

Sei anni dopo dopo la situazione si è rovesciata completamente: la banca ha registrato perdite di oltre 750 milioni nel 2014 e di un miliardo solo nei primi 6 mesi del 2015, ha dovuto svalutare montagne di prestiti ai clienti e di investimenti pagati troppo, sotto la pressione delle ispezioni BCE, varare di corsa un aumento di capitale a cui deve seguirne un secondo per ricostituire i ratio minimi di capitale previsti dalla vigilanza. Il titolo il cui prezzo è stato fissato per anni a €62,5 è stato svalutato una prima volta a €48 e poi ad una seconda svalutazione il valore delle azioni e’ stato quasi completamente azzerato.

I risparmi investiti nella banche popolari venete sono andati in fumo, altro che sicurezza nella continuità.

banche popolari venete
Buffy l’ammazzavampiri 😉

Gli azionisti-clienti che hanno creduto nella banca, al punto di acquistare ben 975 milioni di nuove azioni, grazie ai prestiti concessi dalla stessa banca (che ora non può conteggiare quel capitale raccolto) si ritrovano con pesanti minusvalenze, debiti da rimborsare e soprattutto hanno perso il grande sogno della popolare veneta aggregante.

La crescita degli impieghi c’è stata ma non è stata sana se poi le sofferenze sono esplose, molte imprese venete non hanno retto alla crisi e non rimborsano. E chi voleva minacciare l’assetto delle Banche Popolari Venete trasformandole in Società per azioni ha vinto la battaglia di Waterloo, senza per ora danneggiare il sistema economico.

Quale sarà il giudizio dei soci-clienti-tifosi sul loro presidente? Quello trionfale che ha accompagnato l’ascesa con cui una piccola popolare è entrata nel gruppo delle 10 più importanti banche italiane, acquisendo sportelli in Sicilia, in Toscana e in altre zone d’Italia, basato sui trent’anni in cui il valore del titolo è aumentato?  Oppure quello impietoso con cui la rabbia degli azionisti traditi si è già espressa in assemblea? Decisamente il secondo.

Come per il Napoleone del 5 maggio -con il dovuto rispetto per il paragone tra un condottiero politico e un banchiere- ai posteri l’ardua sentenza anche se è prevedibile che la rabbia possa prevalere sulla gratitudine.  Invece a chi sottoscrive azioni di banche senza comprendere i rischi a cui va incontro, regalando la propria fiducia allo sportello bancario e rinunciando a farsi consigliare da chi non ha alcun interesse a fare vendite affrettate resta un’amara lezione per il futuro. Per il Veneto che sognava è arrivato un brutto e amaro risveglio.

Fonte: linkerblog.biz – autore: F_Bolognini