Una tassa patrimoniale servirebbe piu’ di molte riforme fiscali

Si parla di patrimoniale da un anno, da quando Amato propose di introdurne una da 600 miliardi per abbattere il debito. Più di recente Profumo ha parlato di 400 miliardi, fino ad arrivare ai 200 miliardi proposti su Linkiesta. Si tratta di cifre impossibili: le proposte di Nicola Rossi e CGIL e certe idee di Tremonti sarebbero invece realizzabili, ma sarebbero solo briciole, insufficienti per affrontare la crisi.

Facciamo un esempio per chiarire la questione della disuguaglianza di ricchezza. Un neolaureato ottiene un lavoro precario da 10.000 euro netti l’anno, e vive nella seconda casa dei genitori, 50 mq a San Lorenzo a Roma, da 300.000 euro. Il padre, con un lavoro da 25.000 euro netti l’anno, possiede un’altra casa simile, oltre che 30.000 euro di Bot. Il padre fa parte del 10% più ricco della popolazione: bastano infatti 530.000 euro. Molti giovani non hanno ricchezza perché i loro genitori sono proprietari degli immobili di famiglia: la tassa patrimoniale sui “ricchi”, dunque, è in buona parte una tassa che sarà pagata dai genitori dei “poveri”, e dunque verosimilmente a scapito della loro eredità.

La ricchezza, per necessità logica, è in mano a chi ha già lavorato ed è prossimo alla pensione: essendo frutto dei risparmi passati, è soprattutto di chi essendo anziano ha già trasformato il suo reddito in ricchezza, mentre chi ha appena iniziato a lavorare non ha ancora iniziato ad accumularne. Prima di dire che la distribuzione della ricchezza è ineguale bisogna dunque capire i dati: il fatto che il 45% della ricchezza in mano al 10% più ricco è vero, ma in buona parte lo sarebbe anche in una società egalitaria.

Riguardo la fattibilità di tali proposte, la spesa pubblica, secondo l’Istat, ha superato il 50% del Pil, e la pressione fiscale è superiore al 40%. Le tasse si pagano o con il reddito o vendendo patrimonio: se questo è liquido, si può realizzare il suo valore senza problemi, altrimenti il tentativo di venderlo ne deprime il valore. Modiano ha proposto su Linkiesta di tassare solo le attività finanziarie del 20% più ricco della popolazione (cioè chi possiede più di 350.000 euro di ricchezza). Difficile immaginare di poter vendere il 7% della ricchezza finanziaria netta degli italiani (non solo del 20% più ricco).

Per Bankitalia il 20% più ricco di ricchezza finanziaria possiede circa 28.000 euro o più: non sono certo ricconi. In questo 20% c’è anche il padre di famiglia di prima, ad esempio. Ben lungi dall’essere un trasferimento di ricchezza dagli invidiatissimi “ricchi” ad uno Stato scialacquone, la patrimoniale è un trasferimento di ricchezza da genitori “ricchi” di figli “poveri” verso lo Stato. Inoltre, il 20% della ricchezza è concentrato nel 13% della popolazione che vive nelle città più grandi di 500mila abitanti, e nella top-10% dei ricchi, il 26% viene da queste città: dunque ci sarebbe un trasferimento di ricchezza dalla classe media urbana allo Stato.

È possibile estrarre risorse finanziare dai conti correnti, come fece Amato nel 1992, perché sono liquidi. È anche possibile estrarre liquidità dai Bot, dai fondi pensione, dagli immobili, in piccole dosi. Il problema è che le tasse si pagano in moneta: dove prendere 200 miliardi di euro? Inoltre, anche “solo” 200 miliardi sono il 12% del Pil, e farebbero schizzare (una tantum) la pressione fiscale al 55%.

Infine, un’imposta una tantum non servirà a risolvere i problemi strutturali del Paese, perché rimarrà una pressione fiscale elevata, una spesa pubblica insostenibile, e dunque un Paese che, ammesso che si salva oggi, entrerà in crisi domani.

La patrimoniale lascia i problemi strutturali inalterati, ma dà più tempo alla classe politica per non affrontarli. La patrimoniale serve a chi vuole mantenere le cose come stanno, a chi non vuole tagliare la spesa pubblica, a chi vuole preservare la gallina delle uova d’oro dello Stato continuando a sacrificare il futuro del Paese.

Volete risolvere i problemi veri? Tagliate la spesa pubblica di almeno il 7%, privatizzate 200-250 miliardi di euro per ridurre il debito al 100%, e liberalizzate i mercati e riformate la giustizia civile per aiutare la crescita. Lasciarsi depredare in nome dell’emergenza è indulgenza verso la corruzione, il populismo e l’incompetenza dei nostri politici, non un gesto di responsabilità o patriottismo. Se vi piace l’Italia così com’è, non dovete far altro che fornire ai politici un’altra scusa per non fare nulla, anzi, per continuare a far danno, e da questo punto di vista non c’è nulla di meglio di una patrimoniale.

Articolo ripreso da linkiesta.it