Unicredit si prepara ad avviare le trattative con i sindacati su 3.500 esuberi previsti nel piano industriale al 2015. L’ad del gruppo, Federico Ghizzoni ha incontrato oggi, per un paio d’ore, Fabi, Filca, Uilca, Ugl e da oggi si aprirà la procedura vera e propria.
Intanto il cantiere per l’aumento da 7,5 miliardi di euro è in pieno movimento con CariVerona che ha effettuato un primo esame della ricapitalizzazione e ha rimandato ogni decisione a dicembre.
Con l’analisi del piano nel dettaglio da oggi parte il negoziato tra azienda e sindacati. Le parti, come prassi, hanno 50 giorni di tempo per raggiungere un accordo.
Al tavolo, da una parte, i coordinamenti di gruppo, accompagnati dalle segreterie nazionali e, dall’altra, il country chairman per l’Italia, Gabriele Piccini, il responsabile delle risorse umane Paolo Cornetta, il responsabile delle relazioni industriali del gruppo Angelo Carletta e il responsabile delle relazioni sindacali Gianluigi Robaldo.
Il fronte sindacale boccia il piano strategico che scarica sui lavoratori – sostiene – il peso di un intervento di risparmio sui costi, chiede anche ai top manager di condividere i sacrifici e si dichiara disponibile a trattare le uscite solo nel caso di nuove assunzioni.
«Non accetteremo assolutamente piani che non tengano conto della volontarietà», afferma il segretario nazionale Fabi, Mauro Morelli, che aggiunge «è la solità medicina» che «se non fa effetto uccide il malato». Per Morelli «non è più possibile andare avanti così: da Capitalia in poi sono 20mila le uscite», se continuiamo così «diventa un volo senza paracadute».
Articolo ripreso da gazzettadelsud.it