«Se dovessi investire in Facebook, i medici mi ricovererebbero». Warren Buffett, fondatore di Berkshire Hathaway, tycoon e investitore per eccellenza non ha avuto parole tenere per il social network fondato da Mark Zuckerberg, alla vigilia della sua quotazione a Wall Street, prevista per venerdì 18 maggio.
Oggi, lunedì 7, è partito il roadshow di quella che i media americani hanno definito trionfalisticamente «l’Ipo del secolo». Sul Nasdaq sono in arrivo 337,3 milioni di azioni Facebook. La forchetta è compresa tra 28 e 35 dollari e nel caso il prezzo di sottoscrizione si attestasse sui massimi sarebbe la quotazione più rilevante della storia di Wall Street valutando l’invenzione di uno studente di Harvard ben 96 miliardi di dollari (73,4 miliardi di euro), il 60% in più dei 60 miliardi strappati dal corriere Ups nel 1999.
A quei livelli l’Ipo raccoglierebbe 13,6 miliardi di dollari segnando un record per le web company «stracciando» gli 1,92 miliardi segnati da Google nell’ormai lontano 2004 con una valutazione complessiva di 23,4 miliardi. Ed è proprio da questi numeri che bisogna partire per capire se il gioco valga la candela e se i dividendi rispetteranno le attese.
Se effettivamente Facebook dovesse essere valutata 96 miliardi, ciò significherebbe prezzarla 99 volte gli utili attesi quest’anno e circa 28,5 volte il fatturato previsto. Si tratta di una cifra da «bolla Internet» considerato che Google (194,5 miliardi di dollari di capitalizzazione) tratta 4,8 volte il fatturato atteso (3,5 miliardi circa quasi tutti dalla pubblicità) e 13,7 volte gli utili stimati nel 2012.
Ecco allora che le tesi di Buffet acquistano maggiore vigore, sebbene “l’oracolo di Omaha” abbia già palesato la sua preferenza per la vecchia Ibm alle «brand new» Google e Apple. Le performance delle recenti Ipo del «web 2.0» non sono state infatti tutte “da Oscar”: Zynga – sviluppatore di videogames – ha perso il 16,7% e Groupon – portale di buoni sconto online – ben il 50,7%. Solo il social network LinkedIn ha guadagnato il 160% da maggio a oggi.
Facebook, tuttavia, a fine marzo ha superato i 901 milioni di utenti unici che non rappresentano solo un target per l’advertising online, ma anche una base di dati su gusti, tendenze, preferenze e passioni di consumatori. Se a questo si aggiunge che ogni giorno mezzo miliardo di persone si connette al sito della «f minuscola», le prospettive non possono che essere incoraggianti, anche se per giustificare appieno la valutazione si dovrebbe raggiungere in poco più di un quinquennio un fatturato di almeno 50 miliardi di dollari. Altra variabile da non trascurare è la crescita per linee esterne abbastanza aggressiva.
In poco tempo sono entrati nell’orbita di Facebook: Instagram (software di condivisione di foto pagato un miliardo di dollari), alcuni brevetti Microsoft (per placare la partita legale) e la app per tablet e smartphone «made in Italy» Glancee, che permette di scoprire se ci sono persone nelle vicinanze con cui si abbiano interessi o amici in comune. Il software, che potenzierà così la proposta mobile di Facebook, ha il cuore per due terzi italiano: lo hanno creato nel 2010 Andrea Vaccari e Alberto Tretti che lo hanno lanciato insieme al canadese Gabriel Grise.
Articolo ripreso da finanzaediritto.it